SLOITA

La storia del premio 2016: ŽELIMIR ŽILNIK

Martedì 15 novembre 2016

Palazzo del cinema - Gorizia

Tra gli eventi collaterali del Premio Darko Bratina. Omaggio a una visione spiccano gli eventi che vanno sotto l'etichetta "La storia del Premio": serate in compagnia dei premiati delle scorse edizioni e dedicate alla loro opera artistica, che costituiscono quindi l'opportunità di conoscere tanto gli autori stessi quanto la loro filmografia, di cui vengono proposti titoli del passato insieme alle più recenti uscite..

 

ŽELIMIR ŽILNIK, premiato Premio Darko Bratina. Omaggio a una visione 2006
 

ŽELIMIR ŽILNIKNegli anni '90 solo pochi registi ex-jugoslavi si ritrovarono nella condizione di poter lavorare. La drammatica situazione economica ed il clima di incertezza politica (per non dire della guerra) avevano avuto un impatto devastante sulla produzione cinematografica dell'area: in alcune delle repubbliche dell'ex federazione la produzione di lungometraggi toccò quota zero, e la crisi non risparmiò neppure la Slovenia, nonostante questa fosse la più ricca tra le suddette (e la più fortunata, dal momento che il conflittò armato vi durò solamente 10 giorni).

In questo contesto, Želimir Žilnik si impose rapidamente come uno dei registi più attivi del decennio. Come autore indipendente che aveva sempre lavorato ai margini, se non al di fuori, dell'industria cinematografica, era già abituato ad operare sottostando a limitate condizioni produttive. Si adattò in breve tempo, quindi, al nuovo stato delle cose. Inoltre, da regista politicamente provocatorio e socialmente impegnato, trovò un'inesauribile fonte d'ispirazione nei cambiamenti radicali che attraversarono la società dell'epoca. Fece il suo ingresso negli anni '90 con il lungometraggio Bianco e Nero (Crno i belo, 1990), affrontando il tema dell'ascesa del nazionalismo in Jugoslavia; seguirono il provocatorio Marble Ass (1995), peculiare trattato sui diversi metodi per risolvere i conflitti, e quindi il film con cui concluse il decennio, il superbo docu-drama Fortezza Europa (Trdnjava Evropa, 2000), incentrato sui problemi che l'«Europa senza confini«, l'Europa di Schengen, aveva portato agli »Europei non-Schengen«. Durante quel periodo, Žilnik si muoveva costantemente a cavallo tra la finzione ed il documentario, mentre negli ultimi dieci anni privilegiò decisamente quest'ultima forma. Nei suoi documentari ha continuato a concentrarsi sulle anomalie ed i problemi della società serba post-transizione, ed in particolare sul collasso del sistema di valori e sui problemi che si trovano ad affrontare immigrati e rifugiati. È il caso dei tre film che formano la »trilogia di Kenedi«, senza dubbio il suo progetto di maggior successo di quest'ultimo periodo. In queste opere il regista ha seguito per diversi anni Kenedi Hasani, raccontando attraverso la sua storia il destino di tutti coloro i quali lasciarono la Serbia durante la guerra.

Un analogo approccio può essere trovato anche nel suo ultimo film, Una Donna – Un Secolo, in cui ripercorre la biografia di una figura eccezionale, quella della 99enne  Dragica Srzentić, nata in un paesino dell'Istria non distante da Motovun. Non una persona qualsiasi, ma una donna che si trovò a contatto con molte delle personalità più influenti della storia jugoslava, prima e dopo la II Guerra Mondiale; un'intellettuale che partecipò ai dibattiti chiave del suo tempo e vi collaborò attivamente, una donna che si battè per il diritto di voto per le donne e che – non da ultimo – fu il membro dal partito comunista jugoslavo incaricato di recarsi a Mosca per consegnare a Stalin il famoso »no« di Tito (quello con cui il Maresciallo rifiutò l'invito ad unirsi al blocco orientale). È evidente, quindi, come la storia della sua vita ci offra uno sguardo unico su alcuni dei più importanti capitoli della storia jugoslava. E non solo jugoslava, in realtà, dal momento che in diverse epoche lei si trovò a vivere, pressochè senza spostarsi, in diverse realtà geopolitiche: dall'Impero Austro-Ungarico alla Croazia indipendente. Quella di Dragica Srzentić fu realmente una vita incredibile, ma se doveste scoprirla attraverso un continuo monologo, punteggiato di nomi e luoghi in molti casi sconosciuti, il racconto rischierebbe di rivelarsi piuttosto tedioso. Žilnik pare consapevole del rischio, e per questo decide di spezzare la testimonianza della protagonista in frammenti, intervallandoli con disegni ed animazioni, passaggi di registrazioni della tv russa ed immagini del recente viaggio a Mosca di Dragica. E se certo in questo modo è più facile seguire il racconto che la donna fa della sua vita, è vero anche che il film perde in coerenza. Immagini ed animazioni hanno una funzione meramente illustrativo, le clip delle emittenti russe sembrano mirate a fornire un lato umoristico (e qualche connotato al collasso del sistema valoriale), mentre non è del tutto chiaro lo scopo della ricostruzione della sua visita in Russia (la sequenza è priva di tensione drammatica, né questa emerge dal rapporto con la sua storia: pare insomma una semplice pausa nella struttura narrativa del film).

Una Donna – Un Secolo non è certo il più riuscito tra i lavori di Žilnik. Pure, possiede qualcosa, una sorta di lato sottilmente provocatorio (non i messaggi subliminali), che cattura l'attenzione ed impone nello spettatore una riflessione. Ed in fondo è questa la cosa davvero importante.


Denis Valič, critico del cinema

 

 

Martedì 15 novembre 2016

Palazzo del cinema, Kinemax, GORIZIA,

entrata gratuita
 


18.00  UNA DONNA - UN SECOLO (Serbia, 2011)

(Jedna žena jedan vjek)
sceneggiatura e regia Želimir Žilnik
fotografia Miodrag Milošević
montaggio Vuk Vukmirović
disegno e animazione Aleksandar Rot e Aleksandar Ilić
produttore Sarita Matijević
durata 110'

Il film é il ritratto di un secolo visto e vissuto da una donna centenaria. Basato su testimonianze, interviste e ricostruzioni, ha al centro la figura di Dragica Srzentić - ancora viva all'epoca delle riprese -, colei che nel lontano 1947 portò a Stalin a Mosca il "deciso no" di Tito. Attraverso la biografia della protagonista, si svelano lati inediti delle traiettorie intellettuali e ideologiche jugoslave che portarono al succedersi degli otto Paesi che segnarono l'esistenza di questa istriana di Sovinjak: Impero Austro-Ungarico, Regno d'Italia, Regno di SHS, Stato Indipendente di Croazia, Repubblica Federale Popolare, Repubblica Federale Socialista, Croazia e Serbia.

 

 

 

20.30   Destinazione Serbistan (Serbia, 2015)
 

(Destinacija Srbistan)
docu-drama

sceneggiatura e regia Želimir Žilnik 
fotografia Miodrag Milošević, Orfeas Skutelis 
musiche Meho Puzić, Gabriella Benak, Milan Nenin 
suonoFilip Vlatković 
montaggio Vuk Vukmirović 
con Stanley Akumbe, Mohamed Lee, Ibrahim Karabo, Duru Jelad
produttore Sarita Matijević 
produzzione Playground produkcija 
distribuzione Playground produkcija
formato DCP 
durata 94'
 

Il docu-drama Destinazione Serbistan, girato da Žilnik nel 2014 in diverse località della Serbia (Subotica, Sjenica, Tutin, Novi Pazar, Bogovađa, Banja Koviljača, Belgrado e Novi Sad) segue clandestini e richiedenti asilo scappati dalla povertà e dalle guerre in corso in Africa del nord e in Medio Oriente. Un lungo cammino li ha portati infine in Serbia, dove hanno dovuto affrontare un complicato processo burocratico e di adattamento alle nuove condizioni e al mutato ambiente culturale. Ora vogliono raggiungere "un domani migliore", rappresentato da quella che vagheggiano come loro destinazione finale - uno dei paesi dell'UE. Attraverso le vicende personali di alcuni tra loro, il film svela il contesto socio-politico con cui i rifugiati si trovano a fare i conti.
 

"25 anni fa c'era un richiamo collettivo al cambiamento, per un recupero della dignità e di una vita migliore per i nostri popoli. La situazione attuale è ben diversa. La costruzione di muri alle frontiere tra i diversi Paesi, allo scopo di proteggersi dai rifugiati, è la sconfitta di tutto ciò che costituì la ragione dell'abbattimento del muro di Berlino. Tutti i motivi che furono alla base di quell'evento sono stati distrutti. Il muro eretto contro i rifugiati rappresenta un esempio concreto di come i politici sputino in faccia alla propia nazione."
Želimir Žilnik