SLOITA

DAI GIOVANI AI MIGRANTI (DI IERI E DI OGGI): VILLI HERMANN TRA NOVA GORICA E GORIZIA

data: 25.11.2015

categoria: notizie

Un martedì a cavallo del confine: dopo l'inaugurazione lubianese, la seconda data del Premio Darko Bratina. Omaggio a una visione ha visto il vincitore dell'edizione 2015, Villi Hermann, protagonista prima a Nova Gorica e poi a Gorizia. La giornata è iniziata con il cineasta svizzero protagonista nel capoluogo sloveno in veste di produttore di “Tutti giù”: debutto nel lungometraggio del giovane regista Niccolò Castelli, anch'egli ticinese, il film ha al centro la storia di formazione di tre ragazzi, tra sogni e paure (tra gli interpreti la campionessa di sci Lara Gut). Molto apprezzato dagli studenti dei tre istituti superiori di Nova Gorica e Gorizia che hanno gremito il Kulturni Dom, è un esempio dell'impegno con cui Hermann “coltiva” le nuove leve del cinema nella sua regione. Un impegno necessario se è vero che – come spiega il premiato - “il cinema ticinese ha difficoltà ad imporsi sul mercato: a differenza delle produzioni di area svizzero-tedesca non abbiamo attori di richiamo, per cui l'unico elemento che possiamo mettere sul piatto sono i soldi. E ne abbiamo pochi...”.
 

Il concetto è stato poi ribadito nel pomeriggio, nell'ambito dell'incontro – introdotto dal sociologo Devan Jagodic (NŠK / SLORI) - che al Trgovski Dom di Gorizia ha visto l'autore conversare a 360° con la giornalista Vida Valenčič. La misera condizione dei lavoratori frontalieri tra Italia e Svizzera a fine anni '60, tema di “Cerchiamo operai, offriamo...” (documentario che per primo ha imposto Hermann all'attenzione internazionale e che è stato proiettato a fine incontro), è stato il pretesto per alcune considerazioni sull'attualità. “Oggi ci sono 62.000 lavoratori italiani che quotidianamente si recano a lavorare in Svizzera. La loro si configura come una situazione problematica: da un lato perché la legislazione in molti ambiti è prerogativa del governo centrale, per cui il Canton Ticino non ha margini di manovra per regolare autonomamente la questione; dall'altra perché le recenti elezioni hanno decretato la vittoria di una destra che, seppure non razzista, soffia comunque sul fuoco della paura e della crisi economica. Una crisi che è realtà anche in Ticino”, ha detto Hermann pensando alle diminuite opportunità per i giovani, spesso costretti ad emigrare verso altri cantoni se non oltre i confini della confederazione.
 

Una confederazione la cui storia “non vista”, per dirla con le parole di Valenčič, continua anche oggi ad essere al centro dell'interesse dell'autore: “Sto lavorando ad un documentario sui disertori francesi durante la guerra d'Algeria: molti cercarono rifugio in Svizzera, alcuni venendo accolti, altri vedendosi respinti. Nel mio Paese è una storia dimenticata...” Dalle guerre del passato a quelle odierne: a fronte di uno scenario drammatico come quello delineato dalla stretta attualità, cosa fa sì che Villi Hermann creda ancora nell'uomo? “La buona vicinanza, il dialogo. Mi viene in mente il percorso che hanno fatto Francia e Germania all'indomani della Seconda guerra mondiale, e penso che la strada debba essere quella.”


 

La strada del Premio Bratina, invece, ci porta oggi al Kinemax Gorizia. È in corso la masterclass, occasione per farsi guidare da Hermann attraverso i diversi aspetti della sua filmografia. Ma l'appuntamento principale è per le 20.30, quando si terrà la cerimonia di premiazione, seguita dalla proiezione di “San Gottardo” (ingresso libero). Vi aspettiamo!