SLOITA

Un posto in questa galassia, 2011

r. Alvaro Petricig

soggetto, sceneggiatura, regia  Alvaro Petricig
fotografia e montaggio  Paolo Comuzzi
suono  Renato Rinaldi
con  Anja Medved
musiche  Renato Rinaldi, Ado Paolo Peressutti, Cabaret Voltaire
produzione  Zavod Kinoatelje & Kinoatelje, 2010
HDV (16:9), stereo, 47 min.
lingua  sloveno

 

Sinossi

Un regista muore improvvisamente durante le fasi preparatorie di un documentario dal titolo “Prostor v tej galaksiji” (Un posto in questa galassia). Il film avrebbe dovuto indagare le relazioni sempre complesse tra memoria personale e immagini – fotografie, filmati – attraverso una riflessione sulla pretesa oggettività documentaria di queste ultime, mettendone in forse lo statuto di testimonianze su cui basare la condivisione di una memoria plurale e collettiva.

Un'amica del regista scomparso, anche lei documentarista, decide di portare a termine il progetto rimasto incompiuto, partendo dai materiali ritrovati nell'appartamento dove lui abitava: alcune pagine di sceneggiatura frammentaria e lacunosa; una montagna di appunti disordinati e quasi illeggibili; filmati e fotografie emersi da armadi e cassetti; poche scene già girate, enigmatiche e apparentemente slegate tra loro; citazioni letterarie; ricordi personali; pensieri e domande sparse che si affacciano alla mente nei tempi morti delle attese.

 

Commento del regista

"Con “Prostor v tej galaksiji” (Un posto in questa galassia) si è trattato di mettere le proprie minuscole orme dentro quelle di alcuni giganti – Jean-Luc Godard, Chris Marker, ma anche James Joyce – ben consapevoli di percorrere una distanza che dal tacco non giunge nemmeno alla punta di una loro singola impronta.

Come in architettura, era necessario far stare in piedi una casa (un film) utilizzando dei materiali di costruzione che, in fondo, sono sempre gli stessi; nel caso dell'architettura vernacolare, poi, sono quelli che si trovano sul posto: la pietra, il legno, l'argilla... (filmati di famiglia, album fotografici, il contenuto dei propri cassetti...).

Eppure, ogni edificio alla fine risulta diverso e questa è davvero la cosa che conta."