Villi Viziji Vici(t)!
data: 26.11.2015
categoria: notizie
Giovedì intenso per il Premio Darko Bratina. La tappa goriziana, la terza del calendario del festival, ha prima visto il premiato, Villi Hermann, impegnato in una masterclass a cavallo tra mattina e pomeriggio; per raggiungere poi la sua apice in serata con la consegna del riconoscimento e la proiezione di San Gottardo.
Gli appassionati, radunatisi al Kinemax Gorizia già alle 9, hanno avuto la possibilità di “entrare” nel cinema dell'autore ticinese grazie ad una serie di proiezioni intervallate dal dialogo tra il cineasta e gli esperti che l'hanno sollecitato sui diversi aspetti della sua filmografia. Il critico Nicola Falcinella si è soffermato sugli inizi della carriera di Hermann presentando il suo lavoro di diploma, Fed Up, un corto debitore al Free Cinema inglese, con echi del cinema di Chantal Akerman e suggestioni che sarebbero poi tornate nelle opere successive del regista. '24 su 24' e un estratto di San Gottardo hanno poi dato il destro ad Hermann, stimolato dal docente di cinema Jože Dolmark, di chiarire la sua posizione sul rapporto tra documentario e finzione: “Non mi piace distinguere tra i due, anche perché nei documentari su alcuni aspetti – ad esempio la luce – lavoro in maniera analoga a quanto faccio nei film di finzione”. Quanto a quest ultimi, sono stati portati ad esempio di come produzioni piccole debbano fare i conti con il budget: “Una scena come quella dell'incidente in Bankomatt o il movimento di camera a 360° in Matlosa sono elementi potenzialmente molto costosi: ti insegnano che devi decidere accuratamente come utilizzare le risorse che hai a disposizione”. Quindi il professor Moreno Zago, prendendo spunto da Luigi Einaudi. Diario dell'esilio svizzero, si è soffermato sugli aspetti sociologici del lavoro del maestro ticinese, “un esempio di come gli avvenimenti che hanno per protagonista un singolo possano adombrare anche la Storia futura dell'Europa. Un lavoro che il regista ha condotto con un approccio postmoderno”.
Nel pomeriggio, dopo la proiezione del corto Ombre (prodotto da Hermann per la regia del giovane Alberto Meroni) a prendere la scena sono stati i lavori del workshop Balancing on Border. Un'esperienza che – tra reportage e animazione, documentario e finzione – nei giorni scorsi ha permesso a ragazzi provenienti da diverse parti d'Europa (e non solo) di cimentarsi con il mezzo cinematografico sul tema del confine. Di seguito, a chiudere la masterclass, la proiezione di Gotthard Scuh. Una visione sensuale del mondo, recente opera documentaria in cui Hermann ha proposto la sua passione per la fotografia recandosi in Indonesia, sulle tracce di un artista “che, ho scoperto, era vissuto vicino a casa mia e, come me, era partito dalla passione per la pittura. Nel '38 realizzò un magnifico fotoreportage sulla Notte dei cristalli, dopo il quale però non potè più lavorare nella Germania nazista. Decise allora di andare in Oriente, un po' come a suo tempo aveva fatto Gauguin...”
La cerimonia di premiazione, in serata, ha poi potuto contare su un testimone d'eccezione nella persona di Omero Antonutti, interprete per Hermann di Matlosa e Bankomatt: “Dopo Padre Padrone dei Taviani non feci cinema per qualche anno, perché in molti si erano convinti che fossi veramente un pastore sardo, e non un attore di teatro. Questo finché non si fece vivo Villi: insomma, dovetti aspettare uno svizzero!... Ora io e lui siamo più che amici, quasi fratelli.”
Quindi, dopo la consegna del riconoscimento, passato alle mani dell'autore ticinese da quelle delle figlie di Darko Bratina, Hermann ha ribadito la sua idea di confine, legando così il senso della sua opera a quello del premio: “è una cosa fatta per essere trasgredita.”