SLOITA

SCISSERE

Canada, 1982, 16 mm, 83'

 

In programma:

Ljubljana, 22/10/2018 alle 18:00

 

regia Peter Mettler

sceneggiatura Peter Mettler

fotografia Peter Mettler

musica Meredith Monk, Ramayana Monkey Chant, Max Roach, Ornette Coleman; Gregorian Chant; Bruno Degazio

montaggio Peter Mettler

interpreti Greg Krantz (malato), Natalie Olanick (madre), Sandy MacFadyen (tossicodipendente), Anthony Downes (entomologo), Christie MacFadyen (baby-sitter)

produttori Peter Mettler, Ron Repke

casa di produzione Collaborative Effort Productions

 

Al film veniamo introdotti da una sequenza di immagini piuttosto caotica, dal montaggio più impressionistico che narrativo, una sorta di agglomerato di quadri piuttosto astratti: riprese del cielo, un bosco inquadrato in modo inusuale di cui sorprendono i colori, fotogrammi che inseguono i riflessi di luce che danzano sulla superficie dell’acqua… Poi le immagini si fanno più chiare e lo sguardo della cinepresa si sofferma sulla figura di un giovane uomo che sta lasciando la clinica psichiatrica. Ma un attimo più tardi, nel momento in cui oltrepassa la soglia dell’istituto e s’incammina verso l’ambiente urbano di Toronto, avviene un nuovo cambio – questa volta della sua personalità. Infatti, il giovane uomo si trasforma improvvisamente in tre persone coesistenti: il tossicodipendente che scivola nel criminale per assicurarsi la sua dose quotidiana di eroina, la giovane mamma che si gode una giornata libera, e l’anziano entomologo che scopre nel suo laboratorio una strana specie di tarma.

Il film, con il quale Mettler ha concluso il proprio corso di studi cinematografici e fotografici al Ryerson Polytechnical Institute a Toronto, è dedicato all’eroinomane Bruno Scissere, conosciuto in un centro di riabilitazione in Svizzera dove Mattler ha trascorso un anno da osservatore. Si tratta di un eccellente studio delle possibilità espressive dell’immagine cinematografica, soprattutto per quanto riguarda la combinazione di forma e contenuto. Così, ad esempio, storie frammentarie e la percezione spezzettata sono rese con tecniche cinematografiche formali che creano straniamento (come la fotografia animata, la combinazione di effetti di rallentamento e fermo-immagine – le cosiddette tecniche slowmotion e stopmotion – l’utilizzo di diversi tipi e qualità di pellicola, le sequenze ricolorate in un solo tono…)