Stephan Komandarev, Bulgaria
Premio Darko Bratina. Omaggio a una visione 2023
MOTIVAZIONE
Kinoatelje conferisce il Premio Darko Bratina 2023 al regista bulgaro Stefan Komandarev per la sua approfondita produzione di film documentari e lungometraggi, che negli ultimi tre decenni ha segnato il cinema non solo bulgaro ma anche quello europeo con la narrativa riconoscibile di un pensatore critico contemporaneo.
Nel suo ruolo di cronista delle condizioni sociopolitiche della classe operaia, Komandarev non usa il cinema solamente come un mezzo per criticare le strutture di potere e protestare nell'interesse della riforma sociale, bensì riflette assiduamente, con il linguaggio cinematografico del realismo sociale, su un paese eternamente al bivio, pieno di contraddizioni e permeato dal suo passato doloroso. Costringe lo spettatore a mettere in discussione il significato dell'ideologia e della religione, della precarietà dei confini etnici e nazionali, degli squilibri sociali e della corruzione politica. Il regista intende la giustizia sociale come il punto cardine per la transizione verso una società in cui l'uguaglianza e la solidarietà sono valori fondamentali e la dignità dell’individuo è inalienabile.
BIOGRAFIA
Stephan Komandarev è uno dei registi bulgari contemporanei più conosciuti e premiati a livello internazionale. Opera come regista, produttore e sceneggiatore. Nasce nel 1966 a Sofia, all’epoca capitale della Repubblica Popolare comunista di Bulgaria. All'inizio non opta per lo studio che lo avrebbe condotto al cinema, eppure la formazione universitaria che ha intrapreso è già allora dettata dal desiderio di osservare e comprendere attentamente, di diagnosticare gli impulsi interiori dell’uomo. Nel 1993 si laurea in medicina presso la Facoltà di Medicina di Sofia, dopodiché lavora per quattro anni come psichiatra presso la clinica pediatrica locale. Il suo profondo interesse per le diagnosi sociali e psicologiche conseguentemente muta, cambia direzione: iniziato lo studio di regia cinematografica e televisiva presso la Nuova Università Bulgara, dove consegue la seconda laurea nel 1998.
L'anno successivo fonda la sua casa di produzione, la Argo Film. I primi ad essere prodotti sono cortometraggi, spot pubblicitari e video musicali. Il suo lungometraggio d'esordio, Pensione per cani (Pansion za kučeta), presentato in anteprima nel 2001 al Festival internazionale del cinema di Berlino, è stato prodotto molto rapidamente. Seguono due documentari, Pane attraverso il recinto (Hljab nad ogradata, 2002) e Alfabeto della speranza (Azbuka na nadejdata, 2003), che esplorano i confini tra villaggi, paesi e religioni, e nelle loro fessure scoprono il significato della comunità e la visione di un possibile futuro sconfinato.
Nonostante i successi, il percorso verso il secondo lungometraggio è difficile, segnato da più inciampi e ostacoli che da porte aperte. Il titolo del film, certamente, non lo lascia intendere. Il secondo lungometraggio di Komandarev afferma con aria di sfida e ottimismo: Il mondo è grande e la salvezza si nasconde dietro l'angolo. La sceneggiatura viene tratta dal romanzo autobiografico dello scrittore bulgaro Ilija Trojanov, e il film viene girato in quattro paesi diversi, nonché in cinque lingue. Alla coproduzione internazionale partecipano anche il produttore sloveno Danijel Hočevar e la società di produzione Vertigo. Nel film, uno dei protagonisti viene interpretato dal leggendario attore serbo Miki Manojlović, che in seguito rimane uno degli attori di fiducia nei film di Komandarev. Il lungometraggio è stato candidato all'Oscar per il Miglior film in lingua straniera conferito dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, ed è il film bulgaro più distribuito, poiché è stato proiettato nelle sale cinematografiche di ben 93 paesi.
Komandarev torna a dedicarsi alla forma documentaristica con La città delle badanti, un ritratto della Bulgaria nordoccidentale, dove si trova Varshets, la città senza donne. Mentre le donne guadagnano soldi come badanti di anziani e malati in Italia, gli uomini assumono tutti i lavori, anche quelli a loro altrimenti estranei in termini di ruoli di genere. Con il film Il giudizio (Sadilišteto, 2014), si è spostato sul confine bulgaro-turco-greco con una storia che racconta le migrazioni durante la guerra in Siria, rispecchiando la fuga dai paesi del blocco Orientale. A seguire è stata la realizzazione della “trilogia bulgara” che tratta la disuguaglianza sociale e i dilemmi morali che affliggono la Bulgaria, oltre che l'Europa. Nell'ambito della trilogia sono stati realizzati i lungometraggi Directions – Tutto in una notte a Sofia (Posoki, 2017) e Rounds (V krag, 2019), il primo dei quali è stato presentato in anteprima al Festival di Cannes, nel programma dei film in concorso della sezione Un Certain Regard. Come dice lui stesso, in questi film è interessato a “disegnare un quadro realistico della Bulgaria moderna.” Prima di concludere la trilogia, ha realizzato il documentario La vita dalla vita (Life from Life, 2021), che si concentra sulle difficoltose e lunghe liste d’attesa per i trapianti di organi in Bulgaria.
Il suo ultimo dramma La lezione di Blaga (Urotsite na Blaga, 2023), che è la parte finale della sua “trilogia bulgara”, sarà presentato in anteprima mondiale al festival internazionale del cinema di Karlovy Vary. In questo film torna a dedicarsi alla realtà sociale moderna, questa volta attraverso gli occhi di un'insegnante in pensione che diventa vittima di una truffa telefonica il che la costringe a talvolta a lavorare nell’ambito delle truffe telefoniche. “La rappresentazione e la comprensione coscienziosa della realtà è il primo passo per cambiarla, l'unica condizione per un'azione attiva”, afferma il regista.
Komandarev vive a Sofia, è docente presso il dipartimento di cinema della Nuova Università Bulgara, membro dell'Associazione dei registi bulgari, dell'Associazione dei produttori cinematografici bulgari e della European Film Academy.
“Con i miei amici scherzo dicendo che un dottore è sempre un dottore. In questo film, così come nel film precedente, il nostro paziente è, in qualche modo, la società bulgara – non solo la società bulgara, ma la società europea 30 anni dopo la caduta del muro di Berlino. E certamente, cerchiamo di trattare questa società con un po' di umorismo, un po' di drammaticità. Potrebbe essere una diagnosi, psicoterapia, un'autopsia, un'operazione. [Ride.] Non lo so. Lo dirà il pubblico. Ma almeno ci proviamo, perché penso che questo sia il dovere di ogni regista – non tanto intrattenere, ma porre domande. Presentare i problemi. E forse, da questo succederà qualcosa. Credo che il film possa cambiare le cose.”
– Stephan Komandarev, dall’intervista nella rivista Variety
Il filo rosso delle narrative nei film di Stephan Komandarev è rappresentato dal desiderio di uguaglianza e sicurezza economica – la stratificazione sociale in Bulgaria è enorme. Anche per questo lo spettatore si confronta costantemente con la disperazione di un individuo nella lotta per la propria sopravvivenza ..., o come afferma uno dei suoi protagonisti: “L'Europa” finisce qui, e non inizia mai.
– Patricija Maličev, selezionatrice del programma del festival Omaggio a una visione
FILMOGRAFIA SCELTA
- Mongolfiera (Balon, 1997)
- Pensione per cani (Pansion za kučeta, 2000)
- Pane attraverso il recinto (Hljab nad ogradata, 2002)
- Alfabeto della speranza (Azbuka na nadejdata, 2003)
- Il mondo è grande e la salvezza si nasconde dietro l'angolo (Svetat e goljam i spasenie debne otvsjakade, 2008)
- La città delle badanti (The Town Of Badante Women, 2010)
- Il giudizio (Sadilišteto, 2014)
- Directions – Tutto in una notte a Sofia (Posoki, 2017)
- Rounds (V krag, 2019)
- La vita dalla vita (Life from Life, 2021)
- La lezione di Blaga (Urotsite na Blaga, 2023)