Mala apokalipsa, 2008
r. Alvaro Petricig
soggetto, sceneggiatura e regia Alvaro Petricig
fotografia e montaggio Paolo Comuzzi
composizione sonora Massimo Toniutti
voce Anja Medved, Elena Bucci
aiuto regia, organizzazione e interviste Michela Predan
traduzioni Michela Predan, Živa Gruden, Ksenija Leban, Nace Novak
segretaria di produzione Sara Hoban
produttrice esecutiva Mateja Zorn, Martina Humar
produttore Aleš Doktorič
coproduttori Circolo Di Cultura - Kulturno društvo Ivan Trinko
produzione Zavod Kinoatelje, Kinoatelje
video 41’
Mala apokalipsa non è un documentario in senso stretto e tantomeno è una fiction. Con un paradosso, potremmo definirlo un “documentario di fantascienza”, che prende comunque spunto da una storia realmente accaduta: la morte di un paese.
Cisgne è (era) un piccolo borgo delle Valli del Natisone, che le logiche economiche del vivere moderno – simili qui a quelle di tanti altri luoghi montani o marginali – hanno condannato all’abbandono e alla rovina. In questo caso, l’abbandono definitivo è avvenuto in seguito al terremoto del 1976, quando agli ultimi abitanti è stata prospettata come unica soluzione il trasferimento in altre abitazioni a fondovalle, per quanto il paese non avesse subito danni rilevanti.
Il racconto filmico mette in relazione testimonianze e ricordi legati alla vita quotidiana nel paese e al suo declino – partecipati e anche dolorosi, evocati da immagini che sembrano corrose dalla sostanza stessa del ricordo – con riflessioni e intuizioni sul senso del tempo che il paesaggio delle rovine può suscitare ad uno sguardo “esterno”, scevro da implicazioni biografiche personali.
L’apocalisse in luoghi come Cisgne non si annuncia con fragore e squilli di tromba: è uno sprofondamento che avviene in sordina, come si conviene alle “periferie dell’impero”, i cui accadimenti non suscitano interesse o scalpore; la sua forma visibile è la vitalità vorace della natura che seppellisce e cancella le tracce dell’esperienza umana nella suprema indifferenza delle vicende, piccole o grandi, della storia.
E le tante, future Cisgne delle Valli del Natisone sono lì, sospese nell’attesa di dimostrarlo.